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Paolo e Jennifer: la differenza culturale tra i coniugi che si è espressa nella separazione della coppia e nella gestione genitoriale

  • Immagine del redattore: Avvocati Empatici
    Avvocati Empatici
  • 15 apr
  • Tempo di lettura: 4 min

Quando le separazioni diventano guerre: riflessioni su genitorialità e rispetto


Oggi vorrei condividere una storia che mi ha profondamente colpito, sia

professionalmente che personalmente. 

È la vicenda di una coppia giunta a una separazione conflittuale, una situazione che evidenzia quanto possano essere complesse le dinamiche familiari e come le differenze culturali, unite ad altri fattori, possano creare ostacoli insormontabili se non si interviene.

Paolo, un uomo cresciuto in periferia, ha sempre mostrato straordinaria dedizione al lavoro e brillante intelligenza. Nonostante le umili origini, ha costantemente aspirato a costruire qualcosa di significativo per sé e per la sua famiglia. Jennifer, una giovane donna rumena trasferitasi in Italia, condivideva inizialmente la stessa dedizione e ambizione.

La loro unione sembrava promettente: due persone determinate che hanno formato una famiglia con due splendidi bambini. Col tempo, però, le differenze culturali e di approccio alla vita hanno generato tensioni sempre più crescenti. Lei si è rivelata una madre estremamente dedicata, investendo energia nei figli e in qualche lavoretto non regolare per arrotondare, finendo per relegare il marito principalmente al ruolo di sostegno economico, escludendolo dal processo educativo.

Le aspirazioni per uno stile di vita più agiato hanno spinto la famiglia verso scelte finanziarie poco oculate. Pur con immensi sforzi da parte di Paolo, i debiti si sono accumulati, gravando pesantemente sulla situazione economica familiare e creando ulteriori tensioni nella coppia.

Quando i tentativi di dialogo e comprensione sono falliti, si è arrivati alla decisione di separarsi. È qui che la storia ha preso una piega particolarmente dolorosa. 

Spinta forse dalla paura ingiustificata di perdere i figli o meglio dal desiderio di volerseli gestire in autonomia senza intromissioni di Paolo, Jennifer ha orchestrato un piano per sfruttare le fragilità del marito, arrivando persino a sottrarre documenti medici riservati - un comportamento che viola non solo la privacy ma anche la dignità di una persona con cui ha condiviso anni di vita e che avrebbe comunque mantenuto nella coppia genitoriale.

Nel processo di separazione, ciò che inizialmente è passato per un affido esclusivo alla madre (grazie alle carte sanitarie e al piano che inizialmente ha avuto un certo successo), si è trasformato in un affido dei minori al Comune con recupero della responsabilità genitoriale condivisa nella sentenza di separazione dopo ben quattro anni di lotte giudiziarie. 

Paolo, attraverso un percorso di crescita personale, è riuscito gradualmente a far valere i propri diritti, sebbene persistano tutt’oggi, a divorzio celebrato, tentativi di limitare il suo ruolo genitoriale.

La parte più incoraggiante di questa storia sono i figli, che crescendo, stanno riconoscendo e apprezzando gli sforzi del padre, specialmente il figlio più piccolo, che dimostra una maturità sorprendente nel valorizzare il tempo trascorso insieme.

Questa vicenda ci ricorda principi fondamentali che troppo spesso vengono dimenticati durante le separazioni:

  1. l'importanza del rispetto reciproco, anche quando le differenze sembrano inconciliabili;

  2. la necessità di una comunicazione aperta e onesta all'interno della coppia;

  3. l'equilibrio nei ruoli genitoriali come base per una crescita sana dei figli;

  4. i figli non sono una proprietà;

  5. la gestione finanziaria responsabile come elemento di stabilità familiare.

Come professionisti che facciamo da guida in questi percorsi difficili, il nostro compito è indirizzare verso soluzioni eque che tengano conto del benessere di tutti, soprattutto dei minori coinvolti, ma senza dimenticare il ruolo dei genitori, che siano madri o padri.

Nel nostro ordinamento le madri hanno avuto un ruolo centrale e predominante per anni e i padri, vuoi perché davvero erano il supporto economico della famiglia, vuoi perché specie in età infantile il ruolo educativo lo aveva comunque la madre, hanno avuto un ruolo ma defilato.

D’altronde sino al 2006 vigeva l’affido esclusivo e in più del 95% dei casi era attribuito alle madri.

Dal 2006 in poi con l’introduzione dell’affido condiviso anche i padri hanno acquisito un ruolo genitoriale riconosciuto man mano anche se non così rapidamente,

In certe coppie questo riconoscimento stenta a divenire effettivo e pertanto è lì che bisogna intervenire per riequilibrare i ruoli attraverso un percorso di accettazione e riconoscimento dell’altro genitore nell’interesse superiore del minore (the best interest of child). 

È fondamentale preservare la dignità e il rispetto reciproco. 

L'affido condiviso si basa proprio sul rispetto e sulla valorizzazione dell'altro genitore agli occhi dei figli e sul principio della bigenitorialità che è il principio cardine della responsabilità genitoriale.

Nel caso di Paolo e Jennifer l’incomprensione nasceva anche da una cultura personale diversa e dalla pretesa di Jennifer a volersi considerare unico genitore a danno di Paolo, in questo caso dolosamente, perché non sono bastati percorsi di mediazione, né percorsi con i Servizi Sociali per insegnarglielo.

Dietro ogni fascicolo legale ci sono persone reali, con le loro speranze,  le loro paure e le loro fragilità. I figli non dovrebbero mai diventare merce di scambio o controllo.

Se state attraversando una situazione simile, vi esorto a cercare supporto professionale qualificato che possa guidarvi in questo difficile percorso, mantenendo come obiettivo primario il benessere dei vostri figli. 

Perché alla fine ciò che resta sono le persone e i legami che, seppur trasformati, continueranno ad esistere e pertanto vale la pena di investire per gestirli al meglio.

Domani saranno i figli ad esprimere il loro giudizio su quanto posto in essere dai genitori e saranno la prova del rispetto ricevuto, dell'equilibrio nella crescita, della serenità ambientale in cui hanno vissuto.



 
 
 

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