Rosa e la separazione: la vita che ricomincia a cinquant’anni per dare l’esempio ai propri figli.
- Avvocati Empatici
- 8 apr
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 10 apr
Una scelta obbligata e difficile, irrinunciabile per la propria autostima e la stima dei propri figli
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Il caso di cui vi rendo partecipi oggi si rivolge a tutte quelle donne, in particolare ma non solo, che per dare l’esempio ai propri figli sono disposte a scegliere la strada più impervia.
Rosa, 50 anni, due figlie adolescenti e una vita da ricostruire.
Una storia comune, purtroppo, che si intreccia con la forza di una donna a terra, obbligata a ricominciare. Alle spalle, una relazione come tante, con alti e bassi, mai facile e liscia nel suo svolgimento, con un compagno che negli anni ha perso l’amore prima e poi il rispetto per lei, lasciandosi andare a litigi frequenti anche davanti alle figlie, ormai adolescenti a cui non ha risparmiato di assistere ai gravi insulti e improperi nei confronti della loro madre.
Rosa non sa bene cosa ha fatto per meritare un trattamento simile: per quanto non ami più il padre dei suoi figli, non lo ha mai tradito, non parla mai male di lui alle ragazze.
Semplicemente la storia è finita e mentre lei se n'è fatta una ragione, il compagno di vita evidentemente no che ha la conseguenza negativa di alterchi irrispettosi innanzi alle ragazze.
Una ferita profonda che l’ha spinta a prendere la difficile decisione di separarsi, nonostante le difficoltà concrete della sua situazione personale.
Lei è una donna forte, con un passato da brillante manager in aziende di valore.
Una carriera promettente, sacrificata per amore e per dedicarsi anima e corpo alla costruzione di una famiglia, alla crescita delle figlie e alle necessità quotidiane del nucleo familiare. La nostra protagonista ha messo da parte le ambizioni professionali per occuparsi della vita della famiglia nel suo complesso e per accudire anche la madre anziana, essendo anche l’unica familiare rimasta dopo la perdita del marito.
Un impegno totale, che l'ha portata a investire tutte le risorse personali ed economiche a sua disposizione.
Ora, con la separazione, Rosa si è ritrovata ad affrontare una nuova sfida: rientrare nel mondo del lavoro dopo anni di assenza e a cinquant’anni nel contesto produttivo odierno. Non è stato facile, non è facile, ma ci mette determinazione e non molla mai.
Ha avuto dalla sua parte la formazione che non ha mai lasciato andare negli anni, la tenacia, l'esperienza e l'amore per le sue figlie, che sono senza dubbio la forza motrice e lo stimolo per questa difficile rinascita.
Essendo in una convivenza di fatto, Rosa e il compagno non sono tutelati dalla legge come i coniugi. In caso di separazione, infatti, Rosa nonostante sia sprovvista di capacità economica e reddituale non aveva diritto di richiedere al compagno un assegno di mantenimento per sé. In caso di convivenza, le parti possono sottoscrivere un contratto di convivenza che viene registrato anche all’anagrafe, nel quale può essere previsto che, in caso di conclusione della relazione e cessazione della convivenza, il convivente più forte paghi un contributo economico all’altro sulla base di liberi accordi tra le parti.
Non era però il caso di Rosa che poteva solo quindi fare richiesta del contributo per il concorso di mantenimento delle figlie. In presenza di sensibile disparità economica e patrimoniale tra i genitori, il compagno e padre delle ragazze ha dovuto provvedere al mantenimento di queste in misura nettamente maggiore. La casa familiare è stata assegnata a Rosa con le figlie, mentre lo stesso ha dovuto trovare un’altra soluzione abitativa. Anche in ipotesi di collocamento alternato delle figlie, se questa fosse stata la decisione e considerata la differente posizione economica, la casa verosimilmente sarebbe stata assegnata alla madre e il padre avrebbe dovuto corrispondere un contributo economico per le ragazze se fosse stata mantenuta comunque una situazione ancora squilibrata economicamente tra i genitori. Per determinare il contributo economico è stato opportuno verificare le entrate fisse e le uscite ricorrenti di ciascun genitore, nonché l’incidenza economica dell’assegnazione della casa e il numero dei figli a carico e conviventi, in questo caso due ragazze.
Mi sono trovata spesso ad affrontare separazioni di donne giovani, ma non giovani per rientrare nel mondo del lavoro. Tante donne spesso rimangono in famiglia, mantengono lo status di moglie e non si separano perché non sanno cosa fare e come vivere. Sono scelte personali che esulano dal contesto e dal parere del legale. Sono scelte personali che vanno prese considerando però di accettare la propria condizione a beneficio di qualcosa di più importante: la serenità dei figli in primis e la possibilità anche da dentro la famiglia di ritagliarsi uno spazio di autonomia anche economica. Il rispetto tra i genitori deve essere preteso e coltivato. Altrimenti ne nasce poi una problematica anche di rapporti con i figli che ha conseguenze vistose sulla loro crescita.
Rosa non ha accettato di rimanere in questo contesto viziato e faticoso di vita.
La scelta l’ha presa perché ha pensato in primis alle figlie, la più piccola in particolare, che pativa molto il contesto conflittuale e di offese tra i genitori.
La sua storia è un monito per tutte le donne che si trovano intrappolate in relazioni difficili, dove il rispetto e il sentimento sono venuti meno. È una storia che sottolinea un messaggio di positività però che vuole rappresentare come si possa scegliere di rinascere, anche se con estrema difficoltà, e costruire un futuro diverso per sé e per i propri figli, fatto principalmente di amore per se stessi e che possa essere anche di esempio ai propri figli in un mondo in cui i valori sono sempre più controversi.
Pensando proprio ai figli a cui trasferire l’importanza del rispetto e della fondatezza delle relazioni umane che un domani saranno le loro relazioni che si andranno a costruire.
Non è stato un percorso facile e indolore, lo si deve riconoscere, ma necessario per garantire a se stessi uno spazio di vita dignitoso e di valore in cui vivere e far crescere le ragazze.
In casi come quello di Rosa è stato fondamentale un percorso di mediazione familiare per ritrovare un dialogo costruttivo tra i genitori nel solo interesse delle figlie e mettere da parte i propri rancori e le proprie delusioni. La mediazione familiare aiuta nel conflitto a ritrovare o a costruire un dialogo necessario per esercitare la responsabilità genitoriale. Non solo. Questo percorso, come è stato nel caso di Rosa, può aiutare a trovare un’intesa per l’affidamento dei figlie, il mantenimento delle figlie, evitando il ricorso al contenzioso in tribunale. La separazione è stata formalizzata con negoziazione assistita, procedura che ha permesso di raffinare l’intesa e mettere i punti in quelle sfumature rilevanti che non erano state colte in mediazione.
Non è mai troppo tardi per ricominciare e bisogna osare per cambiare la propria esistenza e quella dei figli quando l'ambiente in cui si vive non cambia o non può cambiare: bisogna soprattutto far vivere i nostri ragazzi in un ambiente familiare sano ed equilibrato se si vuole che domani abbiano relazioni sane ed equilibrate.
Sono stata vicino a Rosa per mesi: prima ha dovuto avere supporto per decidere questo cambiamento, poi ha consolidato la sua sicurezza ed è partita per questo viaggio lungo e faticoso. L’averla accompagnata passo per passo ha permesso a lei di essere supportata nella rinascita personale che l’ha sempre più fortificata, a me di poter essere testimone di un percorso completo come questo tale da vedere in un certo senso consolidate anche le mie certezze nella consapevolezza di aver fatto bene ad entrambe.
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